4, luglio 2025 – Le aspettative individuali sul proprio stato di salute possono influenzare le condizioni fisiche future; ovvero, quel che mi aspetto tenderà a verificarsi. Lo suggerisce una ricerca condotta all’Università Cattolica di Milano, secondo cui dopo una diagnosi di asma, le persone che sono ottimiste rispetto al proprio stato di salute avranno un decorso più lento e meno pesante della patologia. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Health Expectations e condotto da Francesco Pagnini, Ordinario di Psicologia Clinica presso l’ateneo.
“Dopo aver ricevuto una diagnosi, le persone spesso sviluppano aspettative su come evolverà la loro condizione, spiega Pagnini – Questo quadro cognitivo, noto come “aspettative di malattia” (illness expetactions – IE), comprende credenze orientate al futuro riguardo al decorso della malattia e ai suoi sintomi. Nelle condizioni croniche come l’asma, le IE possono svolgere un ruolo fondamentale nel determinare i sintomi riferiti dai pazienti e i marcatori clinici indicativi della progressione della malattia – continua. In questo studio abbiamo valutato empiricamente l’impatto delle IE sui sintomi dell’asma e sulla funzione respiratoria dei pazienti”. “Abbiamo coinvolto un gruppo di 310 persone con diagnosi di asma che è stato seguito per un periodo di 6 mesi, con tre momenti di valutazione, misurando il livello di controllo dell’asma con il test ‘Asthma Control Test’ (ACT), e la funzione respiratoria con la spirometria – spiega. All’inizio dello studio abbiamo valutato per ciascuno le IE utilizzando un test ad hoc, che cattura sia le aspettative esplicite (consapevoli), sia quelle implicite (inconsapevoli)”.
È emerso che le persone con IE esplicite più negative riguardo alla loro malattia nel tempo hanno riportato sintomi peggiori. Le IE esplicite sulla progressione dei sintomi erano anche associate a cambiamenti nella funzione polmonare: le aspettative più negative predicono un maggiore declino delle prestazioni respiratorie per il paziente, aggiunge Pagnini. Questi risultati suggeriscono che le IE possono essere significativamente associate agli esiti dell’asma, evidenziando la loro potenziale rilevanza nel decorso individuale, nelle diverse esperienze dei pazienti e nei loro sintomi. “In esperimenti con pazienti colpiti da altre malattie – conclude l’esperto – ad esempio la sclerosi multipla, abbiamo ottenuto risultati simili”.