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Tabacco: Principale causa di morte in Italia, con oltre 93.000 decessi all'anno.
Il tabacco è responsabile di un numero di morti superiore a quello causato dall’alcol, dall’AIDS, dalle droghe, dagli incidenti stradali, dagli omicidi e dai suicidi messi insieme. Solo in Italia si stima che siano riconducibili al fumo di tabacco oltre 93.000 decessi ogni anno.
Il vizio sta complessivamente diminuendo nella popolazione italiana ma risulta in aumento tra le donne e i giovani. La combustione del tabacco produce oltre 4.000 sostanze altamente dannose che si diffondono nell’organismo. Tra queste la nicotina, il monossido di carbonio, il mercurio, gli ossidi di azoto, le nitrosammine, gli idrocarburi e l’ammoniaca. Fumare venti sigarette al giorno può ridurre in media da 4 a 6 anni di vita.
I fumatori sono più suscettibili a vari tipi di tumore, soprattutto il cancro ai polmoni, e a malattie del sistema respiratorio come la bronchite cronica e l’enfisema. Il fumo rappresenta anche uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. La nicotina, un vasocostrittore, aumenta la pressione arteriosa mettendo sotto sforzo il cuore. Il monossido di carbonio, assorbito attraverso il fumo di sigaretta, riduce l’ossigeno nel sangue e favorisce l’aterosclerosi. Iniziare a fumare durante l’adolescenza aumenta esponenzialmente il rischio di patologie cardiache e circolatorie in età adulta.
Un’analisi sulle sigarette vendute in Italia ha dimostrato che in un anno, in media, chi fuma circa un pacchetto al giorno corre lo stesso rischio biologico del sottoporsi a 25 radiografie del torace. Come le radiazioni, anche molte sostanze chimiche contenute nel catrame di sigaretta danneggiano il DNA delle cellule, innescando un processo che può favorire la crescita incontrollata di cellule mutate (tumore).
Inoltre, il fumo non solo danneggia la salute di chi fuma, ma anche di coloro che ne sono esposti passivamente. Gli effetti nocivi del fumo passivo sono particolarmente pericolosi per bambini, anziani e persone con problemi di salute preesistenti.
La prima regola fondamentale è evitare completamente di iniziare a fumare. Il “bisogno di nicotina” rappresenta una vera e propria dipendenza psicologica, caratterizzata da tolleranza, sintomi di astinenza, uso eccessivo, desiderio persistente di smettere, dedicando molto tempo al fumo, riduzione delle attività a causa del fumo, e utilizzo continuato nonostante problemi fisici o psicologici.
Per coloro che hanno questa pericolosa abitudine, è essenziale smettere il prima possibile. Per questo esistono servizi mirati come i centri antitabacco, che offrono percorsi specifici in strutture appartenenti al Servizio Sanitario Nazionale. Questi centri offrono trattamenti composti da terapie farmacologiche e da interventi psicologici individuali o di gruppo, che prevedono la presenza di diverse figure professionali (medici, psicologi, infermieri ecc).
Cosa succede a chi smette di fumare?
Smettere di fumare è il primo passo verso la prevenzione e la risoluzione della maggior parte delle patologie causate dal fumo. Subito dopo aver interrotto questo vizio, il nostro corpo si riprende progressivamente:
- Dopo 8 ore dall’assenza di nicotina, l’ossigenazione del sangue torna ad avere valori normali
- Dopo 24 ore l’alitosi si riduce, nei polmoni diminuisce l’accumulo di muco e catarro
- Dopo una settimana il senso del gusto e dell’olfatto migliorano
- Dopo qualche settimana la pelle torna ad avere un colorito sano
- Entro 6 mesi sparisce la tosse
- Dopo un anno il rischio delle malattie cardiache è ridotto della metà
- Dopo 10 anni scende del 50% il rischio di cancro al polmone
- Dopo 15 anni il rischio di malattie cardiache è uguale a quello di un soggetto che non ha mai fumato
Fonte
Fumo – Prodotti del tabacco – Sigarette elettroniche, Ministero della Salute, Tabagismo (salute.gov.it)