24, giugno 2025 – “L’emicrania si può prevenire, ma richiede un cambio di mentalità: tutti pensiamo di prendere i farmaci quando abbiamo il sintomo, il dolore, ma per l’emicrania ci vuole un altro approccio, anche perché l’assunzione eccessiva di analgesici peggiora il quadro clinico”. E’ quanto dichiarato da Patricia Pozo-Rosich (Head of Section of the Neurology Department, Director of Headache and Craniofacial Pain Clinical Unit and the Migraine Adaptive Brain Center at the Vall d’Hebron University Hospital, Barcelona) in occasione dell’11esimo Congresso dell’European Academy of Neurology (Ean).
“L’emicrania, a differenza del diabete o dell’ipertensione – osserva Pozo-Rosich – non è conosciuta e considerata nella sua complessità, eppure è una malattia che impatta fortemente sulla salute pubblica. Per questo l’educazione alla salute del cervello dovrebbe cominciare alle scuole medie. Dobbiamo lavorare sulla prevenzione perché con 3 giorni di emicrania al mese aumenta l’ansia che si possa ripresentare, e con 15 giorni di emicrania al mese c’è depressione. L’emicrania interessa più di 1 miliardo di persone al mondo e inizia a manifestarsi nell’adolescenza, anche nei bambini. C’è una componente ormonale, ma la questione importante è che se l’attacco acuto non viene trattato adeguatamente un po’ alla volta la patologia peggiora, e da 3-4 giorni di sintomi si passa a 15 o più giorni al mese, innescando una serie di altri disturbi come depressione, ansia, obesità, disturbi del sonno, oltre ad aumentare il rischio cardiovascolare, dolore cronico e disordini respiratori come l’asma. Il tutto senza considerare l’impatto sulla qualità di vita e sui progetti lavorativi o familiari”.