13, maggio 2025 – Nei Paesi europei che destinano elevate risorse economiche alla sanità, la sopravvivenza per i pazienti affetti da tumori ematologici è molto superiore rispetto ai Paesi con minore spesa sanitaria nazionale. L’Italia ha valori in linea o di poco migliori rispetto alla media europea. Sono alcuni dei dati che emergono da una ricerca europea, condotta nell’ambito del progetto ‘Eurocare-6’ (European cancer registry based study on survival and care of cancer patients) che ha visto la partecipazione della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e dell’Istituto Superiore di Sanità. Lo studio ha coinvolto circa 1,150 milioni di pazienti affetti da patologie onco-ematologiche in 27 paesi europei, rilevando come, soprattutto nei Paesi dell’Est Europa, che investono meno in sanità, si osserva una sopravvivenza a 10 anni inferiore. Per il linfoma non-Hodgkin, per esempio, è dimezzata rispetto ai Paesi che investono di più (Danimarca, Norvegia e Svizzera): 33% contro 62%. Lo stesso si osserva per il linfoma diffuso a grandi cellule B (34% contro 58%), il linfoma mantellare (21% contro 61%), il linfoma follicolare (40% vs 81%), la leucemia mieloide acuta (6% vs 21%) e la leucemia mieloide cronica (31% vs 65%).
“Il nostro studio dimostra inequivocabilmente che gli investimenti in sanità, soprattutto in ricerca ed innovazione terapeutica, hanno un impatto diretto sulla sopravvivenza dei pazienti affetti da tumore ematologico”, dice la coordinatrice dello studio Claudia Vener, medico e ricercatrice alla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Le differenze “sono molto probabilmente legate a un diverso grado di accesso alle cure e a una diversa disponibilità e utilizzo di trattamenti efficaci”, aggiunge Silvia Rossi, ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità e co-autrice dello studio. “L’Italia, anche se allineata alla media europea, non raggiunge i livelli di sopravvivenza ottenuti dai Paesi con maggiori investimenti”.